Il quarto appuntamento della II edizione di IN_visibile Festival, dedicato ad una compagnia internazionale, è andato in scena venerdì 12 novembre con Ajidanha, una compagnia originaria di Idanha-a-Nova, località al confine tra Portogallo e Spagna. La scelta linguistica dello spettacolo è stata modellata per il pubblico presente optando quindi, data la maggiore assonanza linguistica, per la recitazione in lingua spagnola anziché portoghese.
La vicenda si apre “in medias res”, dove una piccola società di tre naufraghi, Gordo, Medio e Delgado (rispettivamente interpretati da Rui Pinheiro, Núria Cuadrado e Bruno Esteves) si trovano da soli in mezzo al mare a lottare per la sopravvivenza, poiché non hanno alcuna risorsa a loro disposizione. Decidono così che uno dei tre deve sacrificarsi, ma per cercare un volontario e successivamente una soluzione più etica, ci vengono presentate una serie di possibili forme di governo, dal totalitarismo alla democrazia, con tanto di propaganda politica, elezioni (e brogli!) giungendo infine ad una seduta in tribunale, che non porta però i frutti sperati. Un colpo di scena, giusto dopo aver preso una decisione, mette in serie difficoltà la piccola società di naufraghi e un finale aperto è la miglior strategia che viene scelta dai registi Nadia Santos e José Carlos Garcia per lasciare così libera interpretazione al pubblico.
A fare da connubio nell’intreccio tra le tematiche sociali e politiche è la scenografia, semplice ma realistica, con oggetti che rappresentano la quotidianità e allo stesso tempo favoriscono una maggiore comprensione dello spettacolo, creando un coinvolgimento emotivo in linea con lo stile della compagnia, ricco di gestualità e immaginazione, dato che la scelta artistica non prevede supporti tecnologici.
La rappresentazione, oltre a far riflettere, stimola una provocazione su temi importanti, poiché se dovessimo prendere in esame il valore che viene attribuito alla giustizia in questa situazione critica, dove il puro egoismo dell’uomo rischia di prevalere sulla solidarietà, potrebbe emergere la crudeltà, ma anche la libertà che ciascuno acquisisce grazie alla possibilità di interiorizzare il potere, optando senza coercizione per il bene della società.
Giulia Casapiccola